Francesco Arena, Canzone (Povera Patria)
A novembre di quest'anno ho seguito per Ellecontemporary projects il progetto di Francesco Arena nell'ambito di TorinOver09 / Il linguaggio crea mondi.E' una performance che continua a ritornarmi nella testa per una serie di rindondanze:
>> il cimitero di San Pietro in Vincoli (uno dei primi moderni in Italia e possibile emblema della modernità del Regno di Sardegna a fine settecento)
>> la fondazione dell'Italia da lì a poco (anche grazie a quello che venne considerato il buon governo dei Savoia nel 1814)
>> la storia dell'Italia unita
>> la prossima celebrazione dei 150 anni dell'Unità di Italia
>> il lamento della performance
eccone la mappa

il testo del catalogo e qualche foto della performance

L'intreccio fra il luogo e i tempi è il movimento che rende possibile leggere l'opera di Francesco Arena. La pratica di assemblaggio, citazione e ricomposizione di concetti, simboli e storia, comune a tutti i suoi lavori, invita a spostarsi in una relazione fuori asse, che è possibile ripercorrere solo con il passo del bricoleur: smontando a nostra volta i rapporti fra il contesto e l'opera. Un recupero archeologico a profondità variabili che Francesco ha seguito con le immagini ed io con il testo.
“Il linguaggio crea mondi” è una formula nota agli strateghi della comunicazione e della formazione aziendale: clienti e dipendenti sono invitati ad entrare in un mondo. Nelle massime ambizioni dei manager la motivazione corrisponde al sacrilegio di un giuramento un tempo riservato allo stato di cittadinanza: per dipendenti e clienti l'adesione a quel “mondo” dovrebbe creare forme di affezione simili a quelle per la patria. L'Italia degli ultimi 15 anni racconta bene questi slittamenti fra immaginario commerciale e il governo della patria. Le forme di questi mondi immaginari sono semplici, resistenti ed edulcorate. In esse il consumatore è chiamato alla trasformazione da acquirente-utilizzatore ad acquirente-sostenitore: consumo, immaginario, identità e immagine pubblica coincidono. Il sistema replica e capovolge il meccanismo inaugurato nel 1600 dal collezionista, che per primo ha emarginato il valore dell'utilità e lasciato fuori la realtà, per costruire un mondo alternativo e migliore. Abbiamo dunque a che fare con delle camere delle meraviglie rovesciate nel pubblico e replicate in grande scala, che fanno leva sulla capacità del linguaggio di generare mimesis. La moltiplicazione degli eventi, il turismo, l'economia dello svago fanno assomigliare il mondo ad una grande wunderkammern.

Il cimitero di San Pietro in Vicoli, costruito dai Savoia nel 1776 è uno fra i primi cimiteri moderni d'Italia. Quella dei cimiteri è una storia che ha subito pochi cambiamenti e le cui linee generali possono essere delineate in poche righe. Nella Roma antica i morti venivano seppelliti fuori dal recinto sacro della città, nella maggior parte dei casi la tomba era individuale ed era corredata da una iscrizione. Le catacombe, che fungevano da sepoltura per i più poveri, saranno presto privilegiate dai cristiani perché ospitavano i corpi dei santi. La vicinanza con il sacro è la differenza che caratterizza il mondo cristiano da quello pagano. A fronte di questa esigenza, da quel momento in poi, il morto entra in una più stretta simbiosi con la quotidianità. I cadaveri sono sepolti prima nelle corti adiacenti le chiese (il camposanto) e poi sempre più vicino al cuore del sacro, sotto il pavimento delle chiese o, per chi se lo può permettere, direttamente sotto gli altari dedicati ai santi. La celebrazione della morte è astratta e collettiva: nessuna dicitura ricorda il nome del defunto. Per rivedere le targhe celebrative bisogna aspettare il XIII secolo, quando riappaiono a memoria dei personaggi illustri. Col passare del tempo epitaffi e nominazioni saranno oggetto dell'ambizione prima di molti e poi di tutti, sino a diventare un diritto acquisito del mondo moderno. Nel XVIII secolo la contiguità con il sacro perde fascino: le ragioni di un costume radicato, di un'economia florida e dello spirito, perdono il confronto con quelle contabili delle pestilenze e con quelle igieniche e civili delle continue apparizioni di ossa e residui umani per la città. Parigi, la fucina del diritto moderno, nel 1763 vieta le sepolture nelle chiese. Per le resistenze di chi gestiva affari e corpi dei trapassati, la legge diverrà operativa solo nel 1785. L'atto simbolico che ne sancisce l'operatività è la distruzione del cimetière des Innocents. Da quel momento la separazione fra corpo e spirito non è una formalità: il sacro rito del trapasso resta nelle mani della chiesa, mentre la gestione del cadavere è nelle mani dell'amministrazione pubblica.

Nel 1785 la capitale sabauda è al passo con i tempi: solo un anno dopo i nuovi cimiteri di San Pietro in Vincoli e quello ora scomparso di San Salvario, sono una realtà. Il fatto è di un certo rilievo perché contribuisce all'immagine di un governo attento e all'avanguardia. Non è un caso se, qualche anno dopo, nel 1815 il Congresso di Vienna con l'annessione della Repubblica di Genova legittimerà le ambizioni espansionistiche della Casa Savoia. Il resto è storia d'Italia: nel 1837 il cimitero di San Pietro in Vincoli viene ritenuto troppo piccolo. Le scarse condizioni igieniche già nel decennio precedente avevano consigliato la costruzione di un cimitero più grande. Dal 1837 al 1970 San Pietro in Vincoli è il silenzioso monumento di se stesso e delle tombe che ospita. Nel 1970 il comune decidere di spostare tutti i resti delle sepolture e di sigillare i pozzi di seppellimento e le cripte. A partire dagli anni '80 e con più forza in anni recenti, l'ex cimitero entra nella lista degli spazi dedicati ai molti eventi che animano la città.
Per Torinover Francesco Arena ha deciso di portare a San Pietro in Vincoli la performance Canzone (Povera Patria). In essa un uomo armato di smerigliatrice colpisce ad intermittenza una barra. Il contatto crea delle scintille a volte brevi altre lunghe. Chi sa leggere l'alfabeto Morse, un codice scarsamente generativo in termini di mimesis, in quella luce di punti e linee può trascrivere il testo della canzone “povera patria” di Franco Battiato:
Povera patria! Schiacciata dagli abusi del potere
di gente infame, che non sa cos'è il pudore,
si credono potenti e gli va bene quello che fanno;
e tutto gli appartiene.
Tra i governanti, quanti perfetti e inutili buffoni!
Questo paese è devastato dal dolore...
ma non vi danno un po' di dispiacere
quei corpi in terra senza più calore?
Non cambierà, non cambierà
no cambierà, forse cambierà.
Ma come scusare le iene negli stadi e quelle dei giornali?
Nel fango affonda lo stivale dei maiali.
Me ne vergogno un poco, e mi fa male
vedere un uomo come un animale.
Non cambierà, non cambierà
si che cambierà, vedrai che cambierà.
Voglio sperare che il mondo torni a quote più normali
che possa contemplare il cielo e i fiori,
che non si parli più di dittature
se avremo ancora un po' da vivere...
La primavera intanto tarda ad arrivare
grazie a Elisa Lenhard di Ellecontemporary projects per avermi inviato a curare un progetto per TorinOver e a Francesco Arena per aver accettato a sua volta il mio.
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