che cos'è "cosa ho visto di bello"

Cosa ho visto di bello è una ricognizione sulle forme di esperienza e narrazione del bello contemporaneo.
Il progetto segue un formato piuttosto semplice. All'interno di una città e in collaborazione con uno spazio che ha il polso della comunità in cui opera, delle persone sono invitate a raccontare pubblicamente “cosa hanno visto di bello”.
Uniche indicazioni preliminari sono i 30 minuti riservati al racconto e l'invito a scansare astrazioni o sintesi teoriche sul bello. Cosa ho visto di bello intende dare spazio al valore della testimonianza del vissuto, letto o immaginato lasciando alla libera riflessione del pubblico, astrazioni e conclusioni.
I confini tematici sono volontariamente elisi e la scelta degli oratori è eterogenea. Negli intenti del progetto professione, attitudine, formazione ed esperienze generano un flusso narrativo spontaneo in cui la piacevolezza del racconto può sopravanzare la scientificità, insistendo - secondo una ipotizzabile varietà di registri - sul valore del contenuto.
Per ottenere questi risultati cosa ho visto di bello si regge sulla banalità della domanda posta e sulla eventuale difficoltà della risposta. Il bello è un pretesto per tenere alto il piacere e il valore del racconto fra più, ed erodere il senso strumentale della conoscenza a favore di quello compiuto dell'esperienza. Lo dice meglio Agamben quando in un passaggio chiosa: “articolare una forma di non conoscenza significa che ciò che ci è più intimo e nutriente abbia la forma non della scienza e del dogma, ma della grazia e della testimonianza”#.
# Giorgio Agamben, Nudità, nottetempo 2009
0 commenti:
Posta un commento