Museion, Bolzano, dintorni

Una ragazza dell'Università di Venezia, che aveva l'esigenza di uno sguardo interno al territorio, ma esterno alle istituzioni, mi ha interpellato per una intervista sul Museion, Bolzano e dintorni. Dal momento che ho deciso di non disperdere testi e appunti, la pubblico nella sezione "pause". Ecco lo scambio.




1. Rispetto al sistema museale dell’arte contemporanea italiana, in che ottica si situa il Museion, quali sono i suoi obiettivi e le sue finalità e che valore ha avuto in ciò la creazione di una sede ex- novo?

Il Museion apre il nuovo spazio con un concorso internazionale che ha assegnato a Corinne Diseren il ruolo di Direttrice. La curatrice di origine svizzera con esperienze e studi globali, ha subito fatto valere i suoi contatti nel circuito internazionale dell'arte contemporanea, lanciando un programma promettente e ambizioso. Le note vicende e polemiche seguite all'inaugurazione ed una gestione poco accorta delle finanze e del rischio culturale, hanno riportato in sella alla nuova struttura il precedente gruppo di lavoro capitanato questa volta da Letizia Ragaglia, che sino ad allora aveva ricoperto il ruolo di curatrice. Da questo punto di vista la nuova sede non ha prodotto, ad oggi, il balzo sperato. Dal protagonismo internazionale delle prime ambizioni ci si è spostati o meglio, si è tornati, ad una dimensione locale e nazionale e ad una politica culturale piuttosto prudente.


2. La città di Bolzano è stata un terreno fertile in cui avanzare un progetto di questo tipo oppure vi sono state delle difficoltà o degli ostacoli, e se sì quali?

A Bolzano si è vissuta la stessa battaglia culturale e politica che vediamo oggi in atto in molte zone d'Europa in a cui ad una città viva, internazionale nelle ambizioni e di solito povera di risorse si contrappone una provincia conservatrice, bigotta e ricca. Negli anni passati un gruppo dirigente illuminato è riuscito a portare avanti e a vincere molte e importanti battaglie per la modernizzazione della cultura. Poi il fallimento iniziale del Museion ha cambiato un po' le carte in tavola a favore di un modello più conservativo.


3. Con il Museion, va ad arricchirsi dal punto di vista delle offerte culturali, una regione di per sé già molto ricca, in cui spiccano il Mart di Rovereto e la Galleria Civica di Trento.
In che tipo di rapporti si pone il Museion con queste realtà? Vi sono delle collaborazioni?

Ognuno va per la sua strada. Il Museion cerca di tenere posizioni in vista di tempi migliori. Il Mart è lanciato sulla via delle collaborazioni con i medi e grandi musei internazionali d'arte moderna e quindi delle mostre in grado di attirare un buon numero di persone, la Galleria Civica sta cercando di rafforzare la neonata Fondazione coinvolgendo i collezionisti. In questo panorama per la ricerca resta poco spazio. Forse le migliori indicazioni arrivano dalle collaborazioni con le due Università da cui, a mio avviso, emergeranno le sorprese migliori negli anni a venire.


4. Oltre a trovarsi in una regione culturalmente molto fertile, Bolzano si situa anche in una zona di crocevia tra diverse culture e nazioni. Questo dato ha contribuito a rendere maggiormente
internazionale il respiro del Museion?

Nelle intenzioni si. Credo sia una via ancora percorribile.




5. Con il progetto di Garutti nel quartiere Don Bosco, si è tentato di coinvolgere il pubblico in
un’azione di avvicinamento verso l’arte contemporanea, offrendo loro la possibilità e gli strumenti per comprenderne il linguaggio e le potenzialità. Che esiti ha avuto il progetto?

Il Cubo Garutti è una traslazione nello spazio del Museion. Così l'opera è stata intesa dall'artista e così è intesa dall'Istituzione. A partire da questi presupposti è difficile valutarne l'impatto: qualcuno passerà di lì e sarà indifferente, altri proveranno un piacere che terranno per sé, altri ancora invece manifestano apertamente un certo scetticismo. Questa è a mio avviso è la misura in cui va letta la portata di quel progetto. Poi una volta all'anno il Museion forza un po' i limiti fisici del Cubo (non è possibile proiettare, non c'è l'audio, non si può entrare) e chiede ad un artista di fare un lavoro più partecipativo. Gli esiti sono sempre stati buoni.

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