13 luglio 2010

Non mi sono mai sentito più nel presente di ora. Appena usciti dall'aeroporto di Tirana c'è un grande trampolino di cemento. Anche se con le rotonde e le nuove suggestioni monumentali non me la cavo male, quella, ammetto, faccio qualche fatica ad interpretarla. Intanto saliamo su una Mercedes blu degli anni '90. È la macchina del Ritrattista, ci porterà a spasso per questo paese che mi dicono essere grande quanto il Lazio o poco più.




«Cazzo se è cambiata. Io me la ricordavo diversa. Mica c'erano queste case qua.» L'ultima volta che l'Australiana era stata in Albania era il 2001. All'una di sera ci siamo ritrovati seduti sulla terrazza del Taiwan, lo stesso bar di nove anni fa. Il Taiwan pare che incassi ogni giorno 50.000 dollari. È un bel bar, sul fronte ha delle grosse colonne colorata che sembrano di gomma e un patio che si allunga sul prato inglese.

«Già cresce l'Albania, cresce, ma io vorrei di più. Vado spesso in Cina. Lì tutto si muove in fretta. Di volta in volta vedi realmente la differenza.» Il Ritrattista ci lascia all'Hotel Europa. La password della wireless è 28031962. L'Australiana ha la camera doppia al secondo piano, la 206. Il numero è stampigliato su un'etichetta bianca: il 20 stampato in nero, il 6 scritto con una bic in blu. La mia stanza invece è la 311, una bella singola al terzo piano con l'etichetta stampata a macchina in tutte le sue parti. Entrambe le stanze danno su un cortile alle spalle di una della via Myslym Shyri. Domattina gli darò uno sguardo. Quando torniamo dal Taiwan alla reception ci avvisano che è andata via la luce: «è la prima volta che succede, sarà un disguido». Mi sento fortunato: da un po' di tempo a questa parte la sera, quanto viene buio, giro per la casa con le luci spente. Ogni tanto sbatto come un autoscontro su Chiara. Di solito appoggio una o due mani sul suo sedere e le do' il bacio della buona notte.

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