Anteprima di un viaggio ancora senza titolo sull'archeologia dell'Albania contemporanea





L'appuntamento è per il 16 settembre alla Prometeo Gallery di Ida Pisani per la mostra personale di Driant Zeneli. Intanto noi andiamo. Partiamo domani. Siamo il Principe, l'Australiana ed il Portaborse.

- Il Principe si è chiesto: «qual'è il sogno che gli albanesi stanno proiettando nel futuro ad aspettarli? Da quale immaginario proviene? Sarà quella la terra del capriccio?»

- Il Portaborse si è chiesto: «che ne pensano quelli intorno?»

- L'Australiana si è chiesta: «cosa ci faccio qua?»

A guidarci ci sarà un artista noto in loco come il Ritrattista. Qualcuno in Italia l'ha già incontrato come coprotagonista di una lezione sugli artisti falliti organizzata da Driant Zeneli.
Il Ritrattista ha lavorato per un certo periodo alla corte del comunismo albanese, in seguito si è trasferito negli uffici dell'immigrazione illegale: ancor oggi i suoi visti sono considerati fra i maggiori capolavori sociali degli anni '90. Sempre all'avanguardia, da cinque anni distribuisce a Tirana oggetti d'arte fatti a mano in Cina, con metodi industriali. Da parte mia, di primo acchito e sulle ali dell'entusiasmo, la descrizione di queste eclettiche ricerche fra arte e pane, basterebbero a fare del Ritrattista un emblema in grado di far arrossire gli altolocati dell'arte o dell'intelletto. Poi mi rendo conto che è meglio trattenere il moto. Non buttare via il bambino e l'acqua sporca e chiedere a voi che leggete, di provare a decifrare il suo lavoro all'interno di un quadro attento ad ambizioni genericamente umanistiche.
Forse preso dagli stessi dubbi, o forse perché in ritardo, Driant Zeneli da qualche tempo dedica la sua ricerca alle nuvole che stanno sopra gli uomini. Non senza dichiarate complicazioni. Questa volta l'attenzione ricadrà sulle opere di un gruppo di sconosciuti, della sua madre patria, appassionati di castelli, capricci e proprietà. Lungo queste esplorazioni, il progetto si apre a due considerazioni. La prima è di tipo etnografico e va letta nell'ambito di una profezia dell'Albania che verrà. La seconda invece è tautologica ed apre una falla nell'epistemologia dell'arte i cui confini sono ancora da definire. In breve, senza sbagliare molto, possiamo affermare che si avrà a che fare con il gusto, la buona e la cattiva misura e l'uso merceologico dei concetti.
A fronte di questa ambizione ancora senza titolo e che non sappiamo come governare, possiamo garantire ciò che la mostra non sarà: non sarà minimale, non sarà concettuale, sarà parzialmente documentaria, sarà fotografica e a suo modo orgogliosamente didattica.
Ci sarà dell'altro, anche in onore al giusto spazio dovuto al caso. Intanto come si diceva, noi andiamo. Se volete parte del racconto lo potete seguire giorno per giorno su questo mio quaderno degli esercizi.


Driant Zeneli solo show
dal 16 settembre,
Prometeo Gallery, via Ventura, Milano

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