15 luglio

I bunker stanno ovunque. Il Principe e il Ritrattista dicono che sono un milione, in rete ho trovato 750.000, 36.000, 500.000, 2.000.000... Che importa, sono talmente ovunque da diventare ovvietà, leggenda. Un po' come le mucche in Argentina: «ci sono più mucche che uomini, tanti bunker quanti uomini, una mucca cadauno (compresi gli immigrati italiani), un bunker per ogni albanese (compresi quelli immigrati in Italia, Grecia, Germania).

I bunker hanno iniziato a costruirli appena dopo il 1950. «La loro costruzione accelera quando nel 1968 (l'Albania) esce ufficialmente dal Patto di Varsavia» (Wikipedia, voce Enver Hoxha). Già perché a partire dagli anni '60 il dittatore cresciuto nell'antifascismo decide di allontanarsi dal revisionismo sovietico e si avvicina alla Repubblica Popolare Cinese. Che Enver Hoxha fosse un tipo caparbio e avesse una tendenza all'isolazionismo, si era già visto nel 1948, quando si unì alla condanna dell'ideologia comunista jugoslava e in barba ai rapporti di buon vicinato, sposò la dottrina stalinista. Fedele alla stessa linea qualche decennio dopo si lascia alle spalle anche Mosca orientata a rivedere la lettura del comunismo di Stalin e, come detto, sposa la via Cinese.

La geografia si stringe attorno al dittatore: a sud l'odiata Grecia ha addestrato i propri soldati alla frontiera a cacciare gli albanesi come cervi, a nord e a est abitano le vecchie antipatie jugoslave (che poi si sfogheranno anche nella guerra del Kosovo), appena alle spalle le nuove antipatie sovietiche vigilano con l'autorità della Cortina di ferro, oltre alla striscia dell'Adriatico il vecchio colonizzatore italiano, addestrato dagli americani, tenta di superare le barriere fisiche usando la tv come un sottomarino.
Così arrivano i nuovi amici cinesi. Come al solito non si sa come, forse in nave, forse in areo. Non ho chiesto molte informazioni, ma non credo di sbagliare molto se dico che in pochi, qua in Albania, ricordano la loro presenza. È il mistero di quell'alchimia con cui i membri della grande Repubblica d'Oriente trasformano il mondo nel silenzio. Allora i bunker sono solo le impronte del gigante: l'avanguardia dell'avanzata in corso, cioè ciò che, a mio avviso, è la chiave di lettura del progetto del Principe.

Intanto il timore di Enver Hoxha diventa pura paranoia e il dittatore pressato dai confini e carico di una storia di soprusi dopo aver regalato ad ognuno il proprio bunker insegna a tutti a sparare: «lo straniero ci è nemico. Ci vogliono invadere. Non abbiate timore, il primo straniero che passa impallinatelo. Resisteremo e vinceremo. Potranno bombardare con i caccia o sparare colpi di mortaio dalle navi o persino attaccarci con le loro bombe atomiche. Ma se vorranno le nostre pecore, la nostra acqua o le nostre città, dovranno scendere nei campi e nelle strade. Noi li aspetteremo nei bunker e da lì li ammazzeremo.» La strategia difensiva dell'Albania comunista è la migliore rappresentazione autoctona del collettivismo patriotico. Stacanov in questo piccolo paese dei Balcani è chiamato a imbracciare il fucile e praticare la resistenza individuale nel nome della Patria e del Popolo e della morte di Dio (che il dittatore stesso aveva soppresso nel 1967 con atto costituzionale).
L'11 aprile del 1985 Enver Hoxha smette di vivere, nel febbraio del 1991, con il partito ormai disfatto, l'abbattimento del suo monumento sancisce la fine di una storia, come tante, mai iniziata. Il collettivismo che aveva mantenuto salda l'ideologia si frantuma in mille pezzi e i piccoli soldati cresciuti fra prati e bunker partono, spesso clandestini, per conoscere il nemico tanto atteso. Oggi e da qualche anno, quei ragazzi* hanno quaranta o cinquant'anni, sono tornati in patria e con i bunker e i prati negli occhi costruiscono castelli.


*Durante il periodo comunista anche le donne erano state assunte nel grande esercito e come gli uomini dovevano imparare a sparare. Contrariamente agli uomini, però, oggi non posseggono castelli.

1 commenti:

Anonimo | 5/1/11 1:40 AM

"oltre alla striscia dell'Adriatico il vecchio colonizzatore italiano, addestrato dagli americani, tenta di superare le barriere fisiche usando la tv come un sottomarino."

Veramente l'addestramento delle forze armate italiane non è mai stato affidato agli americani, anzi, i loro famigerati Navy Seals fino a metà anni '90 venivano farsi addestrare in Europa.

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