17 luglio 2010

La leggenda narra che chi non sogna muore. Probabilmente basta svegliarsi un po' più tardi la mattina. Oggi ad esempio ci siamo visti alle 11.30. Alle 12.30 siamo andati a casa del Principe. Il Ritrattista ha una bella moglie e una madre imperiosa. Il pranzo è cordiale. La nonna del Principe canta indifferentemente in Arabo e in Italiano, dipende se i suoi ricordi vanno al velo che il padre le ha chiesto di indossare all'età di tredici anni, o al sogno promesso di una formazione in Italia, per lei che era fra le migliori della classe e che a quel destino era indirizzata, se lo stesso padre, insieme al velo, non avesse imposto anche l'ignoranza. Lo zio invece era un signore. Faceva affari con gli italiani e ogni volta che andava a visitare qualcuno a casa portava eleganza e fiori. La casa del Ritrattista è ben arredata, il grande cerchio che fa da sfondo alla tavola su cui mangiamo è una collezione di vasi, nessuno è pregiato, ma la composizione è piacevole. Così come è interessante la collezione di quadri installata su due pareti colorate dietro la porta del soggiorno. Il Ritrattista ci fa vedere il ritratto del Principe.

Per ragioni di spazio lo tiene sul balcone, ma per qualità e forza meriterebbe altri palchi. Parliamo del comunismo. Chiedo dell'inizio. «L'Albania era un paese povero e il comunismo portò l'illusione della modernità per tutti», dice il Ritrattista. «A noi confiscarono tutte le proprietà e il bestiame da un giorno all'altro» «Ma come si viveva sotto il comunismo?». «Non saprei, mio marito ha lavorato tanto e poi si è trovato con nulla...», risponde l'anziana signora. «Ahhh......... un po' come oggi» dico io. Poi lei continua: «a quei tempi c'erano degli ispettori che giravano per le case a verificare la pulizia. Chi aveva la casa pulita prendeva una bandiera che poteva orgogliosamente attaccare sulla soglia. Per questo noi imbiancavamo sempre la casa con la calce». «Questa però non è bianca» interviene l'Austaliana «qua mi sembra ci sia il tocco di Edi Rama». Ridiamo tutti. «No, no, qua c'è solo la mano di mia moglie». «Perché non avete usato il bianco per le pareti?». «Ma sai che in Cina il bianco è il colore della morte? A me non piace il bianco, non esprime niente. Forse una rosa bianca potrebbe piacermi, ma in casa preferisco i colori. Mia moglie ha molto gusto ed è un'ottima critica. Io le dico sempre che lei avrebbe dovuto fare la pittrice ed io il cantante...». Il Ritrattista e sua moglie cantano, lei in passato è stata una cantate lirica e qualcosa di quel talento è rimasto.

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